Premio Gabriele D'Annunzio

Tra i vari premi internazionali non si può non citare il Premio Gabriele D’Annunzio, padrino storico delle università popolari in Italia e relatore istituzionale sin dal 1901 in Milano. Un uomo che ha lasciato il segno nella storia con il proprio pensiero...

Bisogna conservare ad ogni costo intatta la libertà, fin nell’ebrezza. La regola dell’uomo d’intelletto, eccola: “Habere, non haberi” (Possedere, non essere posseduto)
(Tratto da Il piacere di Gabriele D'Annunzio)

Mario Furlan

Tommaso D'Apri

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Cultura non è leggere molto, né sapere molto: è conoscere molto.
(Fernando Pessoa)

Mario Furlan

Mario Furlan è un docente, giornalista e formatore italiano, fondatore e presidente dei City Angels. Laureato in Scienze Politiche con 110 e lode all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (1989), dopo aver frequentato il Liceo Classico “Gabriello Chiabrera” a Savona. Ha successivamente conseguito il PhD in Psicologia presso la New York University e la qualifica di Master Trainer in Pnl (Programmazione neuro-linguistica).

Dal 1989 al 1992 è stato assistente alla cattedra di Teoria e tecnica dell’informazione presso l’Università Cattolica di Milano e ricercatore presso l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano; dal 1992 al 2005 ha insegnato Teoria e tecnica della comunicazione presso l’università Carlo Cattaneo (Liuc) di Castellanza (Varese); dal 2006 al 2016 ha insegnato Motivazione e crescita personale presso l’università Ecampus; dal 2016 al 2018 ha insegnato Comunicazione efficace, management e leadership presso l’università Giustino Fortunato di Benevento. Dal 2017 al 2020 è stato docente di Motivazione e leadership e di Autodifesa istintiva e mentale (Wilding) presso l'istituto a orientamento universitario Ciels di Milano; dal 2019 al 2021 è stato docente di Motivazione e leadership presso la School of Management dell’Università Lum – Jean Monnet di Bari. Dal 2022 è docente di Motivazione e crescita personale presso l'università Bicocca di Milano.

Tra il 1989 e il 1992 ha lavorato come ricercatore presso l'Ispi, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, a Milano. Si è occupato in particolare del cambio di regime e della transizione verso l'economia di mercato dell'Unione Sovietica e dei Paesi del blocco sovietico sotto la presidenza di Gorbaciov e di Eltsin.

Iscritto all'albo dei Giornalisti professionisti dal 1989, ha lavorato presso Mediaset, Mondadori, l’agenzia di stampa Reuters e i quotidiani Avvenire e La Notte. È stato direttore dell'ufficio stampa di Sistema Moda Italia, l'associazione degli industriali della moda, dal 2000 al 2004.

Nel settembre 1994 ha fondato i City Angels, volontari di strada d’emergenza, in basco blu (che richiama i caschi blu dell’Onu) e giubba rossa (il rosso è il colore dell’emergenza), che aiutano senzatetto e cittadini in difficoltà e, in collaborazione con le forze dell’ordine, prevengono e contrastano la criminalità.

Nel 2001 ha ideato il premio Campione, un riconoscimento conferito ogni anno a 10 “campioni” di solidarietà, legalità e civismo. È il fondatore dell'autodifesa istintiva o Wilding, basata sulle 2p: psicologia e prevenzione.  Dal 2010 tiene in Italia e in vari paesi europei corsi di Wilding per le forze dell'ordine, le guardie giurate, gli addetti alla sicurezza pubblici e privati e per autisti e controllori. Mario Furlan è un laureto dell’università popolare di Milano.

Tommaso D'Apri

Tommaso D'apri è quello che potremmo definire un portatore sano di cultura; un propagatore di arte. La sua è una storia lunga, che è iniziata quando era presidente di un'associazione all'interno della Fabbrica del Vapore. All'epoca, si era attorno al 2012, aveva partecipato ai bandi del Comune per la gestione degli spazi. Ma ogni volta sorgevano grandi problemi burocratici e i bandi andavano a vuoto perché erano strutturati in modo troppo complesso per le associazioni milanesi. In altri casi accadeva che gli spazi messi a bando fossero danneggiati, come quello dove ora si trova il Tempo del Futuro Perduto.

Più che il frutto di una occupazione politica, il Tempio del futuro perduto è figlio del precariato culturale che impera a Milano, forse meno che in altre città, ma non tanto. Un gruppo di giovani, esausti dalla partecipazione a bandi e concorsi, da immersioni nella burocrazia e nel marketing prive di senso, decidono in pieno dicembre 2017 di occupare lo spazio esterno alla Fabbrica del Vapore vista Cimitero Monumentale. 

Già Macao era partito da un gruppo di lavoratori dell’arte, e così anche questi decidono giustamente di appropriarsi di uno spazio per farci qualcosa senza dovere costruire un budget decennale, un rito obbligatorio per chiunque oggi voglia legalmente fare progetti artistico-culturali. Qui si fa arte giovane, legata al clubbing, rispettosa delle istituzioni e collaborativa, sono tutti giovani con il cv, antirazzisti e politically correct.

Ma cos’è il Tempio del Futuro Perduto?

Si trova in via Luigi Nono 9 a Milano, in uno stabile adiacente alla Fabbrica del Vapore che dopo anni di abbandono, nel 2018 fu occupato da un gruppo di ragazzi intenzionati a ristrutturarlo e a trasformarlo in un centro culturale rivolto ai giovani, impostato sulla solidarietà fra artisti e nei confronti della cittadinanza.

Perché questo nome? 

Perché nasce in un luogo abbandonato, al quale si voleva ridare un’anima, da qui l’idea del tempio. La parola “futuro” deriva dal fatto che ci rivolgiamo principalmente ai giovani. Abbiamo aggiunto “perduto” perché se non saremo noi giovani creativi a costruire le condizioni per avere un futuro, questo sarà perduto.

Tutti i loro eventi hanno sempre avuto uno sfondo solidale: 

chi entrava al Tempio portava in dono un libro o un indumento.


Nel gennaio 2020 a Tommaso D'apri è venuto in mente di attrezzare una parete con vestiti e scarpe, riprendendo ciò che avveniva già in altre città italiane e internazionali. La differenza è che loro hanno un sistema organizzato: invece di lasciare che semplicemente le persone appendano i vestiti, chiedono loro di entrare a lasciarli, così possono smistarli e conservarli nel loro magazzino. Così, chi ne ha bisogno prende ciò che gli serve direttamente dalla parete oppure entra a chiedere. 

In questo modo non si crea degrado intorno al muro e ciò che ricevono in eccedenza (gli indumenti femminili sono sempre molti di più di quelli maschili) vengono dati all’organizzazione umanitaria Humana. Inoltre, non esiste un registro per distribuire le risorse: non c’è un limite agli indumenti che possono dare al singolo e questo permette alle persone di avvicinarsi senza timore.

Tommaso D'apri, il padre del muro e del tempio del Futuro perduto, è un laureato dell’Università Popolare di Milano. Un titolo meritato in veste anche della sua stessa definizione che lo colloca come un portatore sano di cultura.